Verso l'imbrunire, dopo un'afosa giornata di Agosto, in quella cittadina sulle rive del Mediterraneo, la luce calda dei lampioni illuminava il campanile e gli edifici storici del centro, facendo risaltare l'ultimo chiarore del cielo, che appariva di un azzurro intenso quasi artificiale. Sulle bancarelle tante luci elettriche mettevano in mostra ogni sorta di manufatto variopinto e di mercanzia, richiamando un via vai di turisti che si fermavano per guardare incuriositi o per comprare.
Nina, a piedi nudi e con un lungo abito scuro a fiori viola stava in un angolo della piazzetta, quasi nascosta, seduta su un piccolo sgabello, col suo minuscolo negozio ambulante e pochi arnesi necessari per decorare i braccialetti di cuoio. Non aveva una lampada come tutti gli altri e ad illuminare le sue cose bastava la vetrina accesa del negozio accanto. Un corpo rotondetto e minuto, con lunghi riccioli scuri da cui spuntavano due occhi neri ed uno sguardo vispo, sempre pronto a porgere l'attenzione verso ogni potenziale avventore. Lo faceva abbozzando un leggero sorriso, senza parlare, sembrava volesse dire: "Prego, venga pure ad ammirare come son carini questi miei lavori!"
Poi dopo qualche attimo riponeva gli occhi in basso, per curare i particolari dei decori da ultimare e girando ancora lo sguardo un po' di lato, posava gli occhi su quell'esserino che giocava su una stuoia, inseparabile da lei come la sua ombra. La piccola Marta avrà avuto meno di due anni. Una bambolina che per essere un angioletto mancava solo di un paio d'ali. Tenero frutto di un amore senza seguito. Nina era una ragazza madre. Non soltanto per via della forte somiglianza tra la mamma e la sua piccola, osservandole si avvertiva un senso di uniformità, di continuità e di forte legame, poiché è chiaro che nessuna mai avrebbe potuto fare a meno dell'altra e il vincolo che le teneva insieme era come un doppio legaccio. Appena le sue mani operose si liberavano, prendeva in braccio la bimba per farle sentire il contatto, ma non lo faceva per consolarla, Marta non piangeva quasi mai.
Nina aveva poco più di vent'anni e dietro quella sua vivacità e il portamento inquieto, si poteva intuire benissimo quanti pensieri affollassero la sua mente nello spazio di un attimo. Prima tra le altre, la preoccupazione di dover provvedere da sola a se stessa e alla piccola con un lavoro così poco sicuro, poi la sensazione di solitudine, non potendo contare su un uomo al proprio fianco, da cui ricevere carezze e affetto ma anche rassicurazione e fiducia. Chissà se tra i suoi pensieri c'era ancora quella storia con il padre della piccola Marta, che come figura paterna non sarà stato nulla di quanto ci si aspettasse, forse perché troppo giovane e irresponsabile, dileguatosi per immaturità, mancanza di coraggio o per puro egoismo. Forse a causa di questo vissuto, Nina non riusciva a guardare normalmente un uomo, senza che i pensieri provocassero in lei una sorta di tremore interiore.
Mentre queste considerazioni attraversavano la sua mente, il suo sguardo per un attimo si perdeva e sembrava assente. Ma queste riflessioni dopo un po' la stancavano e tornava in se, alla sua naturale grinta, a quel suo naturale atteggiamento che lasciava spazio alla speranza di incontrare un giorno l'uomo della sua vita. La serata si manifestò abbastanza proficua e molti acquirenti si avvicinarono alla sua piccola bancarella, aveva finalmente racimolato la cifra per saldare l'affitto mensile e ciò la rendeva abbastanza sollevata. A quell'ora l'aria era diventata più fresca e un ragazzo in costume da clown si avvicinò per regalare un palloncino alla bimba. Leo è un amico di Nina, uno che per un periodo aveva sperato che la loro amicizia potesse diventare qualcosa di più importante, ma si sa come vanno in genere queste cose: non si valorizza mai chi ci segue da vicino e
si guarda avanti, verso un obiettivo magari lontano o irraggiungibile...
Nella piazzetta a un certo punto si avverte un improvviso trambusto. Ci sono ambulanti che scappano raccogliendo alla rinfusa i loro materiali, facendo alla svelta un fagotto coi tappetini. Si tratta dei venditori che non hanno il permesso per vendere nella piazza. Sono arrivati i vigili inaspettatamente che ne hanno fermati alcuni, minacciando sanzioni e il sequestro della merce. Alcuni tra i turisti protestano indignati contro la Polizia Urbana gridando:" Ma lasciateli in pace questi poveretti che non fanno nulla di male, andate piuttosto a cercare delinquenti o spacciatori!" Volano anche gli insulti e in quel momento l'atmosfera tra alcuni turisti e i poliziotti si fa abbastanza concitata e tesa. Proseguendo l'ispezione la pattuglia si avvicina anche dove sta Nina e quando scopre che non è in regola, solo perché si tratta del primo episodio, le intima di smontare e andare via. Un altro coro si leva ancora dalla folla che ripete ad alta voce:" Vergogna! Vergogna!"
Leo è dispiaciuto e assiste impotente alla scena, sa che intervenendo avrebbe potuto solo peggiorare la situazione. Per fortuna lui è indenne da questo provvedimento, perché con la sua attività non ha bisogno di occupare suolo pubblico. A quel punto si offre per dare una mano a Nina, aiutandola a portare il materiale fino all'alloggio. La piccola Marta, quasi come uno dei tantibagagli a mano viene imbragata dentro il marsupio e portata dalla sua mamma e tutti si incamminano verso l'abitazione che è un po' fuori dal centro. Per strada commentano delusi di quel finale spiacevole che aveva guastato la bellezza di quella serata, ma considerando che era ormai abbastanza tardi, in un modo o nell'altro si sarebbe comunque di li a poco conclusa. Dopo un intrigo di vicoli giungono su un grande viale dove si diradano le case, c'è un palazzone color cemento con tanti piccoli appartamenti.
Salgono su al piano primo e dopo un po' entrano nell'unica stanza. Pur nella penombra si nota il disordine che regna sovrano. Appoggiano le cose nel poco spazio per terra ancora libero e sopra il lettone viene adagiata la bimba che per qualche motivo da un po' si lamenta. Nina, senza poter dare tanta retta a Leo, fa appena in tempo a dirgli di accomodarsi dove può, deve occuparsi della pupetta perché per tutto il pomeriggio non le ha cambiato il pannolino. Dopo averla pulita per bene, si accorge però che i pannolini sono finiti, ma non si perde d'animo e mentre Leo attende silenzioso seduto da parte, lei con una borsa della spesa aperta in due, dei fazzolettini di carta e un po' di scotch, appronta per la piccola un ricambio di emergenza, dopo le riscalda anche una mezza poppata di latte, che non riesce a finire perché già sonnecchia, così la mette a dormire sull'unico letto. A quel punto anche la mamma è sopraffatta dalla stanchezza e da seduta che era a bordo del materasso, mentre dialoga con Leo, subito dopo si trova sdraiata supina e nel giro di qualche attimo crolla per il sonno e la stanchezza.
Leo continua a parlare e a un certo punto lei non risponde più, così capisce di dover andar via senza poterla neanche salutare, perché dorme già. Si accorge che sta sdraiata in una posizione davvero poco adatta, con le gambe penzoloni e i piedi ancora sporchi poggiati sul pavimento. Così va nel bagno e raccatta una spugna, la bagna, la strizza e le pulisce i piedi come meglio può. Li asciuga quasi accarezzandoli lentamente, solleva e stende le sue gambe sopra il letto. Lei continua a dormire e sembra non essersi accorta di nulla. Senza far rumore piano piano lui se ne va via quasi in punta di piedi, congedandosi da quel quadretto, con al centro gli occhi chiusi di Nina che dorme con la sua cucciola accanto, rannicchiata a pancia in giù col viso di lato, formando col corpicino una piccola onda, perché ogni angioletto ha la sua posa preferita. Adesso il volto di Nina si illumina con un leggero sorriso, ma non si sa se stia già sognando, oppure ancora in dormiveglia forse si sarà accorta di quel pensiero gentile e inaspettato. E' un piccolo segreto che resterà nascosto dietro ai suoi occhi.